Storia
Dal 1900 creiamo pasta di qualità
L'attività commerciale di Palandri nasce negli ultimi anni del 1800 quando la famiglia gestiva un negozio di generi alimentari.
La svolta imprenditoriale avviene grazie a Valente che intuisce buone possibilità di commercio in questo settore.
La collaborazione con i suoi sette figli e la spinta di un'ottima intuizione fanno crescere velocemente la mole di lavoro tanto che presto si deve ricorrere all'energia animale per mescolare l'impasto in un grosso torchio.
Negli anni seguenti tra i figli di Valente è Pietro, nato nel 1887, a voler dare ulteriore stimolo alla produzione acquistando nell'ottobre del 1911 una caldaia a vapore per sostituire la forza lavoro al torchio data precedentemente da un asino.
Nel 1921 il "Pastificio Palandri Valente e Figli" fu costretto a cambiare sede per necessità di maggiore spazio per il magazzino, il luogo ideale fu individuato nell'immediata periferia di Pistoia, fuori dall'abitato della località di Bonelle.
Grazie alla presenza del torrente Brusigliano il pastificio poté sfruttare anche l'energia idraulica per azionare una turbina che, con minori costi, metteva in movimento la "gramola" per impastare.
Con la possibilità di sfruttare l'energia elettrica, pochi anni più tardi, ci fu un'altra importante evoluzione acquistando una "pressa continua" costruita da un artigiano pistoiese.
Dagli anni Trenta fino alla seconda guerra mondiale l'attività continuò e sotto la guida di Pietro e del figlio Ulderigo, nato nel 1913, la produzione aumentò di pari passo alla modernizzazione degli impianti.
In quella circostanza Pietro Palandri tentò in tutti i modi di opporsi, finché dopo attimi di forte tensione, i figli lo convinsero ad aprire le porte dell'azienda che fu in breve tempo ripulita del suo prezioso contenuto.
Di lì a poco la situazione peggiorò ulteriormente, in corrispondenza della ritirata delle truppe tedesche per posizionarsi lungo la Linea Gotica sui monti pistoiesi il ponte sul Brusigliano accanto al pastificio fu fatto saltare nel settembre del '44 e nell'esplosione cadde anche il tetto dello stabilimento danneggiando in modo più o meno grave tutti i macchinari.
Si dovette quasi ricominciare da zero, riparate le macchine servirono gli ultimi risparmi per acquistare un carico di semola per far ripartire la produzione, ma il periodo nero non era ancora finito.
Nel 1948 un cortocircuito sviluppò in un grosso incendio che portò ad un nuovo crollo del tetto e danneggiò cinque motori elettrici per un totale di otto milioni di lire di danni, il numero dei dipendenti scese da quindici (prima del conflitto) a nove.
Una vera e proprio rinascita si ebbe solo nel 1952 quando il pastificio, con un nuovo organico di sedici dipendenti, fu completamente rinnovato e di nuovo inaugurato alla presenza del prefetto, del vescovo e delle autorità cittadine.
Da allora in poi la produzione del pastificio Palandri è rimasta più o meno invariata nella quantità, con un'attenzione costante invece al miglioramento della qualità.
Con il passare del tempo, infatti, le aziende più grandi hanno puntato sull'aumento della produzione intervenendo in particolar modo sul processo di essiccazione, aumentando la temperatura fino ad oltre 85-90 gradi.
Purtroppo, se è vero che i tempi diminuiscono, è vero anche che si ha una diminuzione del valore nutrizionale della pasta.
Il professor Pier Paolo Resmini del Dipartimento di Scienze e Tecnologie alimentari e microbiologiche dell'Università di Milano afferma che con l'aumento della temperatura sopra i tradizionali 60-65 gradi "diminuisce notevolmente la quantità di lisina, una importante proteina che può subire una riduzione che varia dal 20 al 50%, inoltre con alte gradazioni deteriorano nella pasta alcuni composti creando sostanze come la furosina che non esistono in natura e di cui è decisamente dubbia l'innocuità.
Partendo da questi presupposti gli attuali proprietari Aldo Palandri ed i figli Luca e Monica hanno impostato la produzione mantenendo i ritmi di un tempo, preservando la qualità con basse temperature di essiccazione ed una scelta accurata delle materie prime.
Il risultato è una pasta frutto dell'esperienza di cinque generazioni di mastri pastai, ha successo sia in Italia che all'estero, ovunque insomma venga apprezzata la qualità senza compromessi.